Ci sono scoperte ed invenzioni scomode che la scienza ed i potenti hanno fatto sparire facendole cadere nel dimenticatoio, una di queste è il cronovisore.

Viaggiare nel tempo è sempre stato un sogno che affascina l’uomo, viaggiare nel futuro o nel passato, sapere e conoscere, scoprire e ricordare. Sono stati usati fiumi di inchiostro per scrivere romanzi e molti sono stati i film realizzati sui viaggi nel tempo, ma ad oggi una macchina del tempo sembra che non esista, sembra, perché in effetti ce ne sarebbe una gelosamente occultata e, guarda caso, caduta nel dimenticatoio, stiamo parlando del cronovisore, la macchina del tempo proibita. La storia non è nuova, ha avuto inizio nel lontano 1972, ma è caduta nell’oblio, nessuno ne parla più e non si sa più nulla della fantastica macchina del tempo che sarebbe stata inventata e testata da un monaco benedettino con l’aiuto di alcuni scienziati nei primi anni ‘60. Il cronovisore è un ipotetico dispositivo in grado di captare e riprodurre immagini e suoni provenienti dal passato, l’invenzione è stata attribuita a padre Pellegrino Alfredo Maria Ernetti (1925-1994), monaco benedettino, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale esperto di musica antica e scienziato, vissuto a Venezia, nel convento benedettino dell’isola di San Giorgio Maggiore, dove è morto nel 1994. Tuttavia c’è da dire che non esiste alcuna prova concreta che sia mai stata realizzata una tecnologia simile e il dispositivo non fu mai mostrato in pubblico. Ma questo non dimostra che la macchina del tempo non è mai esistita, tutt’altro, in quanto dietro questa invenzione c’è una storia avvolta dal mistero che conferma quanto detto ad inizio articolo, il cronovisore era un’invenzione scomoda che avrebbe potuto scuotere le fondamenta della storia sia sociale che religiosa.
Il cronovisore sarebbe uno strumento scientifico portentoso e fantastico che captando gli eventi del passato, li farebbe vedere su una sorta di televisore come si sono realmente svolti, svelando anche rischiosi segreti. Uno strumento quindi che potrebbe essere stato giudicato pericoloso per tutta l’umanità scuotendo secolari convinzioni e che per questo sarebbe scomparso nel nulla, come tutti i segreti ormai trapelati, non resta altro che far passare un po’ di tempo, smettere di parlarne, e lasciare che vada a finire nel dimenticatoio. La macchina del tempo proibita però non sarebbe scomparsa, una indiscrezione sulla vicenda sembra indicare che attualmente lo strumento si trova in un sotterraneo del Vaticano, una notizia clamorosa qualora dovesse essere confermata in un futuro. Ma come funziona il cronovisore? Il principio sembra scientificamente semplice, un principio di fisica riconosciuto da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono, ma si trasformano e restano eterne ed onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse sono energia. Si sa che ciascun essere umano da quando nasce a quando muore lascia dietro di sé come una doppia scia, una sonora e una visiva, una specie di carta di identità diversa per ogni persona. È in base a questa carta d’identità che il cronovisore può ricostruire la singola persona in tutti i suoi fatti e i suoi detti, per questo motivo si sarebbe in grado di risentire e di rivedere i personaggi più grandi della storia.
Verità? Millanteria? Forse non lo sapremo mai visto padre Ernetti è morto senza avere presentato pubblicamente la sua invenzione. Padre Ernetti, intervistato dal giornalista Vincenzo Maddaloni per la Domenica del Corriere nel 1972, ha spiegato semplicemente i fatti ma ha glissato su alcuni particolari sulle “visioni”, dicendo che non era autorizzato a parlare. Autorizzato da chi? Forse direttamente dal Papa? Lo strumento è stato realizzato dal benedettino con l’ausilio di altri dodici scienziati, rimasti anonimi, e questa equipe sarebbe stata la prima al mondo a realizzare questo tipo di strumento. Sembra che anche gli americani all’epoca, stavano lavorando ad una macchina del tempo. L’attrezzatura è formata da una serie di antenne per permettere la sintonizzazione delle singole voci ed immagini. Padre Ernetti ha spiegato al giornalista che alcuni esperimenti sono stati effettuati per testare la macchina, considerando, all’inizio, degli avvenimenti relativamente vicini nel tempo e di cui esisteva una documentazione certa, per potere controllare la veridicità delle captazioni. Pio XII, Benito Mussolini, vengono ripresi, con questa macchina, battezzata in seguito come “cronovisore”. Confortati dai risultati, hanno esteso la ricerca nel tempo cogliendo un discorso di Napoleone sino ad arrivare in seguito a captare immagini degli antichi mercati di Traiano. Con questa macchina padre Ernetti ha assistito, e quindi ricostruito, alla “Thyestes”, una tragedia teatrale composta da Quintus Ennius, rappresentata a Roma nel 169 a.C. nel tempio di Apollo della quale ci erano giunti solo dei frammenti.
Maddaloni poi ha mostrato al benedettino una foto del Cristo morente sulla croce ricevuta da un anonimo che aveva asserito essere stata scattata con il cronovisore. La domanda era scontata, aveva assistito veramente alla passione di Gesù e quello era il suo vero volto? Ancora una volta padre Ernetti si trincera dietro un “non posso parlare ancora, non sono autorizzato, potrò quando ci saranno delle controprove agli esperimenti”. In realtà le autorità civili e religiose del tempo avevano proibito al monaco di continuare gli esperimenti e lui aveva obbedito. E’ chiaro che una invenzione del genere poteva sconvolgere il mondo ed è per questo che è stata smontata e rinchiusa in un sotterraneo del Vaticano lasciandola all’oblio del tempo sperando che nessuno mai ne parlasse o avesse continuato gli studi di padre Ernetti, che probabilmente si è portato nella tomba il segreto della meravigliosa macchina del tempo. Altre indiscrezioni postume al monaco benedettino raccontano della partecipazione al progetto di alcuni personaggi di spicco, alcuni scienziati che avrebbero collaborato con padre Ernetti: Enrico Fermi ed un suo allievo, lo scienziato portoghese De Matos, un premio Nobel giapponese e di Werner von Braun, lo scienziato tedesco inventore della V2 e progettista missilistico della NASA. Con questi nomi ci viene difficile non credere alla reale esistenza del cronovisore ed alla storia di padre Ernetti.