Gli Antichi Egizi avevano elettricità e batterie migliaia di anni fa

Gli Antichi Egizi avevano la possibilità di utilizzare l’energia elettrica? Il ritrovamento delle Lampade di Dendera e della Pila di Baghdad indicano di si. Il fatto che gli Antichi Egizi avevano accesso a tecnologie avanzate che hanno permesso loro di utilizzare batterie ed energia elettrica migliaia di di anni fa è qualcosa di molto dibattuto e considerato ridicolo da molti archeologi di tutto il mondo. Tuttavia, sembra che ci siano numerose prove che suggeriscono invece che questa storia sia tutt’altro che impossibile, sembra che ci siano numerose scoperte in Egitto che puntano con decisione verso un pezzo di storia dimenticata dell’antico Egitto.

Lampade di Dendera
Lampade di Dendera

Sin dalla loro scoperta, ci siamo sempre chiesti come hanno fatto gli Antichi Egizi a costruire le piramidi di Giza, come hanno fatto a trasportare enormi blocchi megalitici di pietra attraverso il deserto, e soprattutto come hanno fatto a creare alcune delle più affascinanti opere d’arte in numerosi templi senza luce. Desta curiosità e sorpresa quando si cerca di capire come hanno fatto gli Antichi Egizi a raggiungere la loro perfezione artistica e tecnica nel buio più totale degli immensi corridoi sotterranei che si trovano in innumerevoli monumenti in diverse necropoli in tutto l’Egitto. Come hanno fatto a gestire queste feste incredibili senza una sorgente di luce costante? Si potrebbe pensare che usassero delle torce per illuminare l’interno di piramidi e templi, ma ciò è da escludere perche le torce avrebbero lasciato segni di fuliggine e fumo sulle pareti ed invece non ve ne è traccia alcuna. E allora come hanno fatto? È interessante notare che ci sono numerosi reperti che indicano che gli Antichi Egizi potrebbero aver avuto accesso a tecnologie avanzate, oltre l’immaginabile, migliaia di anni fa e due dei pezzi archeologici più importanti sono le prove del possibile utilizzo di luce elettrica: un muro al Tempio di Dendera e l’enigmatica Pila di Baghdad.

L’enigmatica Pila di Baghdad, nota anche come Pila dei Parti è stata scoperta nel villaggio di Khuyut Rabbou’a, vicino Baghdad, nell’attuale Iraq nel 1936. Sono stati ritrovati alcuni misteriosi vasi di terracotta di circa 115 mm di larghezza per 140 mm di altezza. Gli oggetti sono rimasti a lungo dimenticati fino a che Wilhelm König, direttore del Museo Nazionale dell’Iraq ha trovato le pile di Baghdad nelle collezioni del museo nel 1938. Wilhelm König è stato tra i primi a ipotizzare che questi elementi erano delle antiche batterie in un documento pubblicato nel 1940. Sorprendentemente, i ricercatori hanno scoperto che il succo di limone, il succo d’uva, o l’aceto è stato usato come un elettrolita acido dentro questi contenitori per generare corrente elettrica. Inoltre, esperimenti con i modelli della Pila di Baghdad hanno prodotto tra 3 e 5 volt. Certo, non è una energia spaventosa, ma sicuramente è stato sufficiente per potere “qualcosa” di piccolo, migliaia di anni fa. Queste batterie sono uniche, una scoperta che è unica nel suo genere. E’ qualcosa che ci dice che gli Antichi Egizi aveva la tecnologia e che non erano poi così primitivi come si pensava e come pensa ancora qualche “illustre” studioso classico. “Si tratta di oggetti unici. Per quanto ne sappiamo, nessuno ha trovato nulla di simile. Sono cose strane, sono uno degli enigmi della vita”, ha detto il Dr. Paul Craddock.

E’ possibile che queste batterie siano state usate come dispositivi di potenza per le Lampade di Dendera? E se l’elettricità dei tempi moderni fosse in realtà una rivisitazione di migliaia di anni fa? E’ possibile che l’elettricità è stata originariamente scoperta nel mondo antico e i sacerdoti egiziani sono stati i primi a sfruttare la potenza di questa nuova fonte per illuminare le loro tombe e monumenti sotterranei? Molte persone in tutto il mondo dicono di sì e indicano una serie di bassorilievi che coprono le pareti in un angolo buio di una cripta nel tempio di Hathor a Dendera, nei pressi di Tebe. Scoperto nel 1857, un bassorilievo nel tempio raffigura un dispositivo che si presenta senza dubbio come un enorme lampadina antica. Questa fantastica rivelazione si diffuse rapidamente e catturò l’attenzione di ingegneri e ricercatori del mondo intero, che, dopo aver studiato il bassorilievo, hanno convenuto che le raffigurazioni sulle pareti del tempio di Hathor a Dendera certamente sembravano rappresentare una lampadina elettrica. I ricercatori hanno confrontato e studiato le raffigurazioni e confrontato i diversi tipi di lampade  e sono giunti alla conclusione che gli antichi egizi avevano lampadine di lavoro ottenute da quello che viene chiamato “tubi di Crookes”. “Quando il tubo è in funzione, il fascio viene creato dove il cavo entra nel tubo catodico all’estremità opposta. Nell’immagine del tempio, il fascio di elettroni è rappresentato come un lungo serpente. La coda del serpente inizia dove un cavo dalla scatola di alimentazione entra nel tubo, e la testa del serpente tocca il lato opposto. Da notare che nell’arte egizia il serpente era il simbolo di energia divina” ha concluso Chris Dunn.

Certo, non abbiamo la certezza assoluta di quanto esposto, ma una piccola “illuminazione” gli strani oggetti appartenuti alla antica civiltà egizia ce la danno: la storia antica è stata in parte dimenticata o non tramandata e così ci troviamo ad affrontare tante misteriose meraviglie tecniche ed architettoniche che, secondo i dettami classici presuntuosamente assunti, non potrebbero esistere o se ne dà una spiegazione di comodo. La verità sembra oramai lampante: una Antica Civiltà ha dominato il mondo con la loro “impossibile” tecnologia di cui poi se ne è persa memoria ma della quale abbiamo mirabolanti esempi, come a dire “questi eravamo noi”.

 

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